Dieta a basso carico glicemico oppure basso indice glicemico oppure altre tipologie di diete per combattere sovrappeso ed obesità?
Non esiste un unanime consenso per quanto riguarda la gestione del problema obesità. Numerosi studi hanno valutato gli effetti delle diete a basso indice glicemico oppure a basso carico glicemico nelle persone in sovrappeso o obese. Sono stati analizzati sei studi randomizzati e controllati, che hanno coinvolto 202 partecipanti. Gli interventi nutrizionali erano della durata da cinque settimane a sei mesi. I partecipanti che hanno ricevuto una dieta a basso indice glicemico o basso carico glicemico hanno perso in media un chilogrammo in più rispetto a quei soggetti che avevano altre diete. Anche il profilo lipidico è migliorato maggiormente nei partecipanti che hanno ricevuto una dieta a basso carico oppure basso indice glicemico o Nessuno studio ha riportato effetti avversi oppure altro tipo di problematica che incidesse sulla qualità della vita.
In conclusione: persone in sovrappeso o obese con diete a basso carico e basso indice glicemico (LGI), hanno perso più peso e hanno avuto un netto miglioramento nei profili lipidici rispetto a quelli trattati con altre tipologie di diete. La massa corporea, la massa grassa totale, l'indice di massa corporea, il colesterolo totale e il colesterolo LDL sono tutti diminuiti significativamente di più nel gruppo LGI. Negli studi che hanno confrontato le diete LGI con diete a basso contenuto di grassi convenzionali ed ipocaloriche, si è visto che i partecipanti sono andati altrettanto bene o meglio nella dieta LGI, anche se potevano mangiare quanto desiderato. Abbassare il carico glicemico della dieta sembra essere un metodo efficace per promuovere la perdita di peso e migliorare i profili lipidici e può essere semplicemente incorporato nello stile di vita di una persona. Ulteriori ricerche con follow-up a lungo termine determineranno se il miglioramento continua a lungo termine e migliora la qualità della vita.
L’indice glicemico di un alimento, indica (in percentuale rispetto al glucosio) la velocità con cui aumenta la glicemia a seguito dell’ingestione di una dose dello stesso alimento contenente 50 g di carboidrati.
Ad un più alto valore di indice glicemico corrisponde un elevato ed immediato picco di glicemia dopo l’assunzione dell’alimento; di contro, un più basso valore indica che la glicemia s’innalza in modo più lento e protratto nel tempo.
Molti sono i parametri che influenzano l’indice glicemico di un alimento: la forma liquida o solida, il contenuto di fibra, il metodo di preparazione (crudo o cotto), il livello di raffinazione dei carboidrati e la loro digeribilità.
Jenkins, che nel 1981 introdusse il concetto di indice glicemico degli alimenti, proponendo una scala di valutazione.
ll carico glicemico di un alimento, più corretto rispetto all’indice glicemico per stabilire l’impatto sulla glicemia (e quindi sulla liberazione di insulina) a seguito dell’ingestione di un alimento, combina l’indice glicemico con la quantità di carboidrati contenuti al suo interno attraverso la formula:
Carico glicemico di un alimento = (indice glicemico x carboidrati contenuti) / 100
Analogamente all’indice glicemico, è stato possibile introdurre una scala di valutazione del carico glicemico (G. Mazzola, 2008).